Parkinson: anche l'inquinamento tra le cause.
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(16 giugno 2004)
(ANSA) La malattia di Parkinson puo' dipendere anche dall'inquinamento ambientale. In particolare, da sostanze prodotte da alcuni microrganismi presenti nell'ambiente sotto varie forme, da batteri, funghi, piante e perfino da prodotti chimici. L'esposizione a questi fattori tossici, come pure la loro ingestione tramite cibo o acqua contaminati, potrebbe infatti facilitare una disfunzione genetica che inibisce il sistema regolatorio delle proteine, con accumulo di proteine degradate e conseguente degenerazione dei neuroni.
A dimostrarlo l'equipe del ricercatore Warren Olanow del Mount Sinai Institute di New York, con uno studio, effettuato in laboratorio sui ratti, in via di pubblicazione sulla rivista 'Annals of neurology'.
La novita' - annunciata in occasione del Congresso Internazionale sulla Malattia di Parkinson e sui Disordini del Movimento, che riunisce in questi giorni a Roma oltre 3.000 specialisti e neurologi provenienti da tutto il mondo - riguarda le forme sporadiche di Parkinson, vale a dire le forme della malattia non geneticamente determinate. Il giudizio dei ricercatori e' unanime: si tratta di una scoperta che ''rivoluziona'' le conoscenze della patogenesi, ovvero delle modalita' di insorgenza della malattia che, dopo quella d'Alzheimer, e' considerata la patologia neurodegenerativa piu' frequente, con circa 100-150 casi ogni 100 mila abitanti.
''L'importanza della scoperta, effettuata somministrando al ratto inibitori del sistema regolatorio delle proteine, e' duplice: innanzitutto - ha spiegato il neurologo Alfredo Berardelli, del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell'Universita' La Sapienza di Roma - e' la dimostrazione che le interazioni gene-ambiente svolgono un importante ruolo nella causa della malattia. Inoltre, evidenzia elementi simili tra le forme di Parkinson sporadiche, che sono le piu' diffuse, e quelle genetiche''. In altre parole, ha osservato il neurologo Giovanni Fabbrini de La Sapienza, ''nel ratto e' stato evidenziato come l'esposizione a tali sostanze determini un meccanismo neurologico assimilabile a quello che caratterizza la malattia di Parkinson nell'uomo''. Una scoperta ''importante'', sottolineano gli esperti, poiche' ''apre la strada ad una maggiore comprensione dei meccanismi che portano alla morte delle cellule neuronali, indicando nuove prospettive terapeutiche''. L'obiettivo futuro, ha sottolineato Fabbrini, ''e' riuscire ad aiutare in qualche modo le cellule neuronali a 'ripulirsi' delle proteine degradate, il cui accumulo porta alla morte delle cellule stesse''.
Ma dal congresso arrivano anche importanti novita' rispetto alle tecniche di cura. Studi italiani e canadesi, presentati al simposio, hanno ad esempio dimostrato che la stimolazione magnetica transcranica, una innovativa tecnica non invasiva, produce rilascio di dopamina, una sostanza che viene a mancare nella malattia, facendo migliorare i sintomi e proponendosi quindi come un possibile supporto terapeutico. (ANSA).
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Questo testo era pubblicato su Internet nella pagina http://it.news.yahoo.com/040616/2/2tzmd.html, del 16 giugno 2004, non pił in linea.