L'impatto economico della Malattia di Parkinson.
Giuseppe Meco
Dipartimento di Scienze Neurologiche, Università degli Studi "La Sapienza", Roma
Sesta Giornata Mondiale del Parkinson.
Roma, 16 marzo 2002


L'analisi economica insieme ai più usuali parametri epidemiologici, quali la morbilità e la mortalità, costituisce la base per la definizione delle priorità in una corretta programmazione da parte del Sistema Sanitario (Kurlan e coll. 1987) (tab.1).
L'analisi economica si basa sui costi diretti ed indiretti. I costi diretti sono rappresentati dai medicinali, dalle spese ospedaliere, dall'assistenza medica generica e specialistica, dalle ricerche diagnostiche, dagli interventi paramedici (terapia fisica ed occupazionale, assistenza domiciliare). I costi indiretti sono costituiti dalla disoccupazione, dal pensionamento precoce, dagli effetti psicosociali e dalla mortalità (
tab.2 - tab.3).

La malattia di Parkinson è una delle malattie neurodegenerative più comuni, ha un andamento cronico e lentamente progressivo.
Il tasso standardizzato di incidenza oscilla tra 1.9 e 22.1 nuovi casi per 100.000 abitanti l'anno ed aumenta nelle età più avanzate. Il tasso standardizzato di prevalenza è pari a circa 56-234 casi per 100.000 abitanti mentre quello di mortalità a 1.7-6 casi per 100.000 abitanti Zhang e Roman 1993; Bonifati e coll., 1993). Una valutazione dei tassi di prevalenza per classi di età mostra il reale impatto della malattia di Parkinson per quelle più avanzate, infatti si osservano nella classe di età 60-69 anni 621.4 casi per 100.000 abitanti, in quella 70-79 1978.3 casi ed in quella 80-89 3055 casi per 100.000 abitanti (Morgante e coll., 1992). In Italia sulla base degli studi epidemiologici più accurati e considerando la popolazione residente all'ultimo censimento si stimano circa 170.000/200.000 casi prevalenti (Vanacore, 2001).

La malattia di Parkinson colpisce prevalentemente i soggetti più anziani, ma nel 10% dei casi anche soggetti prima dei 50 anni. Inizialmente i sintomi sono monolaterali e progressivamente diventano bilaterali; tale condizione è raggiunta dopo circa 9 anni.
Dopo circa 12 anni i pazienti richiedono assistenza nelle attività di vita quotidiane e dopo circa 18 anni sono costretti a letto o sulla sedia a rotelle (Hoehn, 1983). Nonostante le molteplici terapie la malattia porta ad una grave invalidità. Un'altra evenienza nella progressione della malattia è la comparsa durante il trattamento delle fluttuazioni motorie e delle discinesie, che in genere compaiono dopo 5 anni di trattamento nel 50% dei pazienti e dopo 10 anni nell'80%.
Per quanto riguarda la malattia di Parkinson in Italia non esiste alcuna analisi dell'impatto economico; anche nella letteratura internazionale ci sono solo pochi studi (Zigler e coll. 1990, West 1991, Dodel e coll. 1998).
In aggiunta alle limitazioni motorie, altre problemi quali la comparsa di disturbi psichici (depressione, psicosi) e di demenza nel 20% dei casi influenzano negativamente la qualità di vita.
Tra questi l'analisi più corretta dal punto di vista metodologico e più completa è quella fatta in Germania da Dodel e coll. (1998).
In questo studio è stato calcolato il costo medio giornaliero dei farmaci. Nella
tab.4 sono riportati i valori convertiti in Euro; il costo medio delle forme acinetico-rigide risulta essere il doppio delle forme tremorigene, negli stadi avanzati si quintuplica, mentre la presenza degli on-off raddoppia la spesa (tab.4). Il costo medio giornaliero dei farmaci risulta essere di Euro 5.5.
Pur con le dovute cautele legate al fatto che queste cifre sono state calcolate in Germania potremmo provare a calcolare la spesa farmaceutica per la malattia di Parkinson in Italia; infatti se dalle stime calcolate in Italia c'è una prevalenza di 200.000 casi ed ipoteticamente la spesa giornaliera pro-capite è di Euro 5.5, si può calcolare il costo giornaliero per i farmaci in Italia pari a Euro 1.100.000 ed annuale di Euro 401.500.000 (
tab.5).
Sempre Dodel e coll. hanno calcolato su base trimestrale gli altri costi medici, convertiti sempre in Euro (
tab.6), arrivando ad una spesa pro-capite di Euro 2.429.
Nell'analisi delle singole voci di spesa si vede come l'assistenza domiciliare e i ricoveri ospedalieri sono quelle che incidono maggiormente arrivando insieme al 60% del totale (
tab.7).
I costi medici medi annuali per i parkinsoniani senza fluttuazioni sono di Euro 6.060 e di quelli con fluttuazioni di Euro 13.100, più del doppio (
tab.8).
Riportando queste cifre nella situazione italiana si può ipotizzare l'incidenza degli altri costi medici annuali per la malattia di Parkinson in Euro 1.943.200.000 (
tab.9).
Sempre restando in termini di ipotesi si può cercare di calcolare i costi totali annuali per la Malattia di Parkinson (
tab.10); sulla base di tali calcoli la spesa annuale totale potrebbe essere di Euro 2.344.700.000, pari a 4.540 miliardi di vecchie lire.
Ipotizzando che tale cifra si avvicini alla realtà, essa è consistente e deve spingere ad una riflessione su come impiegarla nella maniera più razionale.
La malattia comporta un deterioramento della qualità della vita (
tab.11) con un conseguente aumento dei costi indiretti.
Anche le analisi dei costi indiretti della malattia sono molte poche.
Uno studio fatto nel 1973 da Singer E., a fronte di una popolazione attiva con età superiore ai 55 anni pari al 81.5% del totale, i pazienti parkinsoniani oltre i 55 anni risultavano in attività il 51.2%, con una differenza del 30.3% (
tab.12). Certo negli ultimi decenni la situazione dovrebbe essere migliorata in quanto lo studio sopraccitato era stato condotto nei primi anni dopo l'introduzione della levodopa.
Nonostante questo anche in anni più recenti in un'altra rilevazione condotta nel 1988 da Spate e coll. risultava che dopo 5 anni di malattia il 25% dei pazienti era in pensione e dopo 9 anni ben l'80% dei pazienti parkinsoniani aveva lasciato il lavoro (
tab.13).
In una indagine più recente Dodel e coll. (1998) hanno rilevato che l'età media di pensionamento in una popolazione di pazienti parkinsoniani era per gli uomini di 50.7 anni e per le donne di 50.3 anni a fronte dell'età media della popolazione di 57.9 anni con una differenza media di circa 7 anni e con un conseguente rilevante costo sociale (
tab.14).
I costi complessivi sono destinati nei prossimi anni sono destinati ad incrementare ulteriormente a causa del progressivo invecchiamento generale; è stato calcolato infatti che nei prossimi 30 anni la popolazione italiana residente al di sopra dei 50 anni è destinata ad aumentare dagli attuali 21.288.790 del 2001 a 29.288.790 del 2030 con un incremento del 36.6% (dati ISTAT) (
tab.15) e di conseguenza c'è da ipotizzare un aumento dei casi prevalenti di malattia di Parkinson dagli attuali 200.000 a 273.200 (tab.16) ed i casi incidenti dagli attuali 5.800 a 8.000 per anno (tab.17) con un aumento della spesa annuale dall'attuale Euro 2.344.700.000 a 3.199.200.000 pari a 6.202 miliardi di vecchie lire.
Da qui la necessità di spingerci oltre l'epoca della levodopa e degli altri farmaci dopaminergici, i quali sono stati in grado di aumentare la speranza di vita fino a renderla praticamente sovrapponibile a quella della popolazione generale e di migliorare la qualità di vita dei pazienti, spingendo i confini della ricerca verso terapie neuroprotettive in grado di rallentare la progressione della malattia e restaurative, con l'intento di dare vita agli anni dei pazienti, dopo avergli dato gli anni.

Bibliografia

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