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L'analisi
economica insieme ai più usuali parametri epidemiologici,
quali la morbilità e la mortalità, costituisce
la base per la definizione delle priorità in una corretta
programmazione da parte del Sistema Sanitario (Kurlan e coll.
1987) (tab.1).
L'analisi economica si basa sui costi diretti ed indiretti.
I costi diretti sono rappresentati dai medicinali, dalle spese
ospedaliere, dall'assistenza medica generica e specialistica,
dalle ricerche diagnostiche, dagli interventi paramedici (terapia
fisica ed occupazionale, assistenza domiciliare). I costi indiretti
sono costituiti dalla disoccupazione, dal pensionamento precoce,
dagli effetti psicosociali e dalla mortalità (tab.2 - tab.3).
La malattia
di Parkinson è una delle malattie neurodegenerative più
comuni, ha un andamento cronico e lentamente progressivo.
Il tasso standardizzato di incidenza oscilla tra 1.9 e 22.1 nuovi
casi per 100.000 abitanti l'anno ed aumenta nelle età
più avanzate. Il tasso standardizzato di prevalenza è
pari a circa 56-234 casi per 100.000 abitanti mentre quello di
mortalità a 1.7-6 casi per 100.000 abitanti Zhang e Roman
1993; Bonifati e coll., 1993). Una valutazione dei tassi di prevalenza
per classi di età mostra il reale impatto della malattia
di Parkinson per quelle più avanzate, infatti si osservano
nella classe di età 60-69 anni 621.4 casi per 100.000
abitanti, in quella 70-79 1978.3 casi ed in quella 80-89 3055
casi per 100.000 abitanti (Morgante e coll., 1992). In Italia
sulla base degli studi epidemiologici più accurati e considerando
la popolazione residente all'ultimo censimento si stimano
circa 170.000/200.000 casi prevalenti (Vanacore, 2001).
La malattia
di Parkinson colpisce prevalentemente i soggetti più anziani,
ma nel 10% dei casi anche soggetti prima dei 50 anni. Inizialmente
i sintomi sono monolaterali e progressivamente diventano bilaterali;
tale condizione è raggiunta dopo circa 9 anni.
Dopo circa 12 anni i pazienti richiedono assistenza nelle attività
di vita quotidiane e dopo circa 18 anni sono costretti a letto
o sulla sedia a rotelle (Hoehn, 1983). Nonostante le molteplici
terapie la malattia porta ad una grave invalidità. Un'altra
evenienza nella progressione della malattia è la comparsa
durante il trattamento delle fluttuazioni motorie e delle discinesie,
che in genere compaiono dopo 5 anni di trattamento nel 50% dei
pazienti e dopo 10 anni nell'80%.
Per quanto riguarda la malattia di Parkinson in Italia non esiste
alcuna analisi dell'impatto economico; anche nella letteratura
internazionale ci sono solo pochi studi (Zigler e coll. 1990,
West 1991, Dodel e coll. 1998).
In aggiunta alle limitazioni motorie, altre problemi quali la
comparsa di disturbi psichici (depressione, psicosi) e di demenza
nel 20% dei casi influenzano negativamente la qualità
di vita.
Tra questi l'analisi più corretta dal punto di vista
metodologico e più completa è quella fatta in Germania
da Dodel e coll. (1998).
In questo studio è stato calcolato il costo medio giornaliero
dei farmaci. Nella tab.4 sono riportati i valori
convertiti in Euro; il costo medio delle forme acinetico-rigide
risulta essere il doppio delle forme tremorigene, negli stadi
avanzati si quintuplica, mentre la presenza degli on-off raddoppia
la spesa (tab.4). Il costo medio giornaliero dei farmaci risulta
essere di Euro 5.5.
Pur con le dovute cautele legate al fatto che queste cifre sono
state calcolate in Germania potremmo provare a calcolare la spesa
farmaceutica per la malattia di Parkinson in Italia; infatti
se dalle stime calcolate in Italia c'è una prevalenza
di 200.000 casi ed ipoteticamente la spesa giornaliera pro-capite
è di Euro 5.5, si può calcolare il costo giornaliero
per i farmaci in Italia pari a Euro 1.100.000 ed annuale di Euro
401.500.000 (tab.5).
Sempre Dodel e coll. hanno calcolato su base trimestrale gli
altri costi medici, convertiti sempre in Euro (tab.6), arrivando ad una
spesa pro-capite di Euro 2.429.
Nell'analisi delle singole voci di spesa si vede come l'assistenza
domiciliare e i ricoveri ospedalieri sono quelle che incidono
maggiormente arrivando insieme al 60% del totale (tab.7).
I costi medici medi annuali per i parkinsoniani senza fluttuazioni
sono di Euro 6.060 e di quelli con fluttuazioni di Euro 13.100,
più del doppio (tab.8).
Riportando queste cifre nella situazione italiana si può
ipotizzare l'incidenza degli altri costi medici annuali
per la malattia di Parkinson in Euro 1.943.200.000 (tab.9).
Sempre restando in termini di ipotesi si può cercare di
calcolare i costi totali annuali per la Malattia di Parkinson
(tab.10); sulla base di tali calcoli la spesa annuale
totale potrebbe essere di Euro 2.344.700.000, pari a 4.540 miliardi
di vecchie lire.
Ipotizzando che tale cifra si avvicini alla realtà, essa
è consistente e deve spingere ad una riflessione su come
impiegarla nella maniera più razionale.
La malattia comporta un deterioramento della qualità della
vita (tab.11) con un conseguente aumento dei costi indiretti.
Anche le analisi dei costi indiretti della malattia sono molte
poche.
Uno studio fatto nel 1973 da Singer E., a fronte di una popolazione
attiva con età superiore ai 55 anni pari al 81.5% del
totale, i pazienti parkinsoniani oltre i 55 anni risultavano
in attività il 51.2%, con una differenza del 30.3% (tab.12). Certo negli ultimi
decenni la situazione dovrebbe essere migliorata in quanto lo
studio sopraccitato era stato condotto nei primi anni dopo l'introduzione
della levodopa.
Nonostante questo anche in anni più recenti in un'altra
rilevazione condotta nel 1988 da Spate e coll. risultava che
dopo 5 anni di malattia il 25% dei pazienti era in pensione e
dopo 9 anni ben l'80% dei pazienti parkinsoniani aveva lasciato
il lavoro (tab.13).
In una indagine più recente Dodel e coll. (1998) hanno
rilevato che l'età media di pensionamento in una
popolazione di pazienti parkinsoniani era per gli uomini di 50.7
anni e per le donne di 50.3 anni a fronte dell'età
media della popolazione di 57.9 anni con una differenza media
di circa 7 anni e con un conseguente rilevante costo sociale
(tab.14).
I costi complessivi sono destinati nei prossimi anni sono destinati
ad incrementare ulteriormente a causa del progressivo invecchiamento
generale; è stato calcolato infatti che nei prossimi 30
anni la popolazione italiana residente al di sopra dei 50 anni
è destinata ad aumentare dagli attuali 21.288.790 del
2001 a 29.288.790 del 2030 con un incremento del 36.6% (dati
ISTAT) (tab.15) e di conseguenza c'è da ipotizzare
un aumento dei casi prevalenti di malattia di Parkinson dagli
attuali 200.000 a 273.200 (tab.16) ed i casi incidenti
dagli attuali 5.800 a 8.000 per anno (tab.17) con un aumento della
spesa annuale dall'attuale Euro 2.344.700.000 a 3.199.200.000
pari a 6.202 miliardi di vecchie lire.
Da qui la necessità di spingerci oltre l'epoca della
levodopa e degli altri farmaci dopaminergici, i quali sono stati
in grado di aumentare la speranza di vita fino a renderla praticamente
sovrapponibile a quella della popolazione generale e di migliorare
la qualità di vita dei pazienti, spingendo i confini della
ricerca verso terapie neuroprotettive in grado di rallentare
la progressione della malattia e restaurative, con l'intento
di dare vita agli anni dei pazienti, dopo avergli dato gli anni.
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