Dalla Ventura allo scienziato
francese tutti elogiano la «miracolosa papaya».
MILANO - A Simona Ventura avrebbe
dato l'energia per reggere la titanica impresa di uno dei
Sanremo più disastrosi della storia del Festival, al Papa
avrebbe giovato non poco, su consiglio del virologo francese
Luc Montagnier. La "miracolosa terapia" è
l'estratto di papaya fermentata, di cui detiene l'esclusiva
la ditta giapponese Osato International: nome commerciale Immun'Age
.
Venduto in farmacia come integratore (59 euro la confezione da
30 bustine), ma acquistabile allo stesso prezzo anche via Internet
sull'omonimo sito, il prodotto sta riscuotendo un crescente
successo. Grazie alle sue proprietà antiossidanti svolgerebbe
un ruolo importante nella lotta ai radicali liberi responsabili
dell'invecchiamento cellulare, ma sarebbe un toccasana anche
per gli stati di affaticamento e per i momenti in cui l'organismo
è a corto di difese immunitarie.
Sta di fatto che si vende bene, quasi un boom, come conferma
Alessandro Carletti, portavoce per la Lombardia di Federfarma,
la federazione dei farmacisti: "Stiamo registrando una
crescente richiesta. il consumatore abituale non è, però,
la persona anziana; ha, in media, un'età fra i quaranta
e i cinquant'anni, è di ceto medio-alto, con un buon
livello d'istruzione. Il costo della cura, peraltro, non
è contenuto, visto che se ne prendono una o due bustine
al giorno".
Alla popolarità del prodotto ha contribuito non poco una
firma illustre della ricerca, Luc Montagnier, famoso per aver
isolato nel 1983 il virus dell'Aids. Il virologo francese
instancabilmente da qualche anno ne enfatizza i benefici come
antidoto all'invecchiamento e allo stress ossidativo, spingendosi
a suggerirne l'impiego nel morbo di Parkinson e, addirittura,
nei malati di Sars. "Ancora non riesco a capire come un
ricercatore dello spessore di Montagnier possa farsi promotore
di un preparato del genere - afferma lapidario Silvio Garattini,
direttore dell'Istituto di ricerche farmacologic he Negri
di Milano -. Non perché si tratti di un integratore, ma
perché non esistono a tutt'oggi studi che ne abbiamo
dimostrato l'efficacia. Non si può consigliare una
sostanza se niente dimostra che funzioni".
"Ben vengano studi sull'estratto di papaya e l'invecchiamento
cerebrale - aggiunge Adriana Maggi, direttore del centro di eccellenza
per la malattie degenerative del cervello dell'Università
di Milano - noi non abbiamo niente in contrario, ma per ora quel
che vediamo è solo un fenomeno commerciale, di ricerca
neanche l'ombra".
La papaya ha dalla sua una storia curativa centenaria: originaria
del Messico (ma c'è chi sostiene venga dalla Malesia)
si diffuse nelle regioni tropicali e subtropicali grazie a spagnoli
e portoghesi. Oggi se ne coltivano 50 varietà diverse,
in Europa prevalentemente nelle isole Canarie.
I cubani la chiamano fruta de bomba: effettivamente contiene
in gran quantità vitamine, soprattutto A e C, minerali,
oligoelementi ed enzimi. Il suo alto contenuto in carotenoidi,
soprattutto in licopene (il più elevato fra i frutti tropicali),
spiega perché negli Stati Uniti la papaya sia onnipresente
nei depliant informativi sulla prevenzione del cancro.
Ma sono gli enzimi digestivi presenti nel frutto acerbo, principalmente
la papaina, che facilita la digestione delle proteine, ad aver
alimentato la fama curativa della papaya sui disturbi di stomaco.
Mentre la polpa fresca viene utilizzata nei Paesi tropicali per
combattere le infezioni intestinali e come lassativo, effetto
dovuto principalmente ai semi, responsabili anche delle proprietà
abortive, ben note alle donne polinesiane.
Nei Paesi dell'Asia meridionale il lattice di papaya è
usato per curare verruche ed eczemi. Ma vista la crescente richiesta,
anche la papaya non poteva sfuggire alla manipolazione genetica:
all'Università di Honolulu è stata creata
una pianta resistente ai virus. Al contempo sono nate coltivazioni
biologiche in Belize, in Sri Lanka, alle Isole Canarie.
Franca Porciani
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Sera.
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