La diagnosi di malattia di Parkinson
(MP) richiede preliminarmente di porre diagnosi di sindrome parkinsoniana.
Questa si definisce come il quadro clinico che associa, in varia
combinazione, almeno due dei seguenti segni clinici: tremore
a riposo (4-6 Hz), bradicinesia o acinesia (con fatica acinetica),
rigidità (con o senza troclea). La semplicità di
questa definizione rende molto agevole per il clinico porre la
diagnosi di sindrome parkinsoniana senza bisogno di ausili diagnostici
strumentali e con un minimo di esperienza pratica.
Il passo diagnostico ulteriore richiede l'individuazione di una
tra le diverse forme cliniche di sindromi parkinsoniane. Qui
la diagnosi differenziale è più impegnativa e non
sempre possibile. La diagnosi di MP si effettua per esclusione.
Secondo i criteri proposti dalla banca del cervello inglese (1),
è utile cercare, in primo luogo, segni clinici che sono
comunemente non riscontarti nella MP, in modo da escludere un
certo numero di possibilità diagnostiche. Nel caso in
cui tale ricerca si sia dimostrata infruttuosa, è utile
cercare segni clinici di supporto, atti a confermare la diagnosi
clinica di MP. Questo percorso diagnostico non è scevro
da errori, anche nei centri clinici più avanzati; si calcola
che, anche i neurologi più esperti hanno una percentuale
di errore diagnostico di circa il 15% (falsi positivi). Il motivo
di questa limitatezza diagnostica risiede nel fatto che la definizione
di MP è anatomoclinica e la diagnosi di certezza si basa
sul riscontro autoptico. Non esistono test clinici che consentano
la diagnosi di MP in vita. Solo la diagnosi genetica di parkinsonismo
monogenico supplisce in parte a questa carenza, e consente la
diagnosi di certezza in un numero ristretto di forme. Altri percorsi
diagnostici ricalcano, con poche differenze, questi concetti
(2).
La difficoltà di porre diagnosi di MP idiopatica ha sollevato
il problema se esista, in realtà, una vera MP. Lo sviluppo
delle conoscenze neurobiologiche e, in particolare, la scoperta
dei meccanismi genetici e ambientali che portano alla degenerazione
dei neuroni nigrostriatali hanno portato a ritenere che il concetto
clinico di MP debba essere declinato piuttosto al plurale, come
"malattie" di Parkinson. E' possibile che gli
sviluppi di farmacogenetica portino in futuro a identificare
terapie individualizzate per pazienti con forme diverse di MP;
attualmente questo passo non è stato ancora compiuto e
tutti i pazienti con MP (o con altre sindromi parkinsoniane)
vengono trattati allo stesso modo. La caratteristica clinica
principale della MP è la presenza di una risposta sostenuta
alla levodopa, che si mantiene per tutta la durata del decorso
clinico. Al contrario, le sindromi parkinsoniane plus non rispondono
affatto (o rispondono solo transitoriamente) alla terapia con
levodopa.
Le principali sindromi parkinsoniane plus sono la atrofia multisistemica
(AMS), la paralisi sopranucleare progressiva (PSP, sindrome di
Steele-Richardson-Olszewski) e la degenerazione corticobasale
(DCB). La prima è una sinucleinopatia, mentre le altre
due sono taupatie. Nonostante le comunanze dei meccanismi patogenetici,
il quadro clinico di queste forme morbose si differenzia notevolmente
con il progredire dei sintomi. La progressione dei sintomi avviene
con velocità variabile nei diversi pazienti e i problemi
di diagnosi differenziale tra le diverse sindromi e con la MP
si pone soprattutto nella fase iniziale, quando può essere
presente solo una sindrome parkinsoniana priva di atipie. Il
fattore tempo rappresenta quindi un elemento diagnostico fondamentale
e il monitoraggio della progressione clinica è un insostituibile
ausilio per la diagnosi. I criteri diagnostici più utilizzati
per la PSP sono quelli proposti da un consorzio facente capo
al NIH (3). La "PSP possibile" ha un'evoluzione progressiva,
esordio prima dei 40 anni e presenta un rallentamento dei movimenti
saccadici verticali, instabilità posturale con cadute
nel primo anno dall'esordio (oppure paralisi sopranucleare verticale
verso l'alto o verso il basso). La diagnosi di "PSP probabile"
è caratterizzata da un'evoluzione progressiva, esordio
prima dei 40 anni, instabilità posturale con cadute nel
primo anno dall'esordio, paralisi sopranucleare verticale verso
l'alto o verso il basso. La diagnosi di "PSP certa"
è autoptica.
I criteri diagnostici dell'AMS sono stati stabiliti da un comitato
di consenso al quale ha partecipato anche lo scrivente (4). I
criteri proposti sono alquanto complicati, ma giungono sempre
a classificare la malattia in "possibile", "probabile"
e "certa" (in caso di conferma autoptica). I criteri
diagnostici per la DCB sono stati suddivisi in base agli obiettivi
diagnostici: i criteri per la diagnosi clinica pratica differiscono
dai criteri per la ricerca scientifica. Per la malattia dei corpi
di Lewy, invece, vengono comunemente utilizzati criteri ritenuti
ormai classici (5). Nelle fasi iniziali di malattia è
possibile che un paziente rientri, per le sue caratteristiche
cliniche, in più di un criterio e che la diagnosi rimanga
pertanto incerta. Di norma, la diagnosi si chiarisce nel corso
dell'evoluzione clinica, perché il quadro sintomatologico
si orienta verso un unico gruppo di criteri. Questo tipo di evoluzione
rende la diagnosi clinica più affidabile, perché
affermata nel corso dell'evoluzione naturale del quadro clinico.
Monitoraggio dei segni e sintomi della malattia di Parkinson
Il monitoraggio della comparsa di sintomi chiave rappresenta
un aspetto rilevante della valutazione nel tempo. Al momento
della prima visita (e ogniqualvolta ciò si renda necessario)
i pazienti vengono valutati con un protocollo standard, che prevede
la valutazione di diverse voci utili a evidenziare la tipicità
della presentazione (in rapporto alla diagnosi di MP) e dell'obiettività
clinica riscontrata (Figura 1). La presenza di segni atipici
(indicati in grigio) consente di evidenziare (anche visivamente)
la possibilità che la diagnosi clinica si orienti verso
una forma parkinsoniana diversa dalla MP.
Il monitoraggio dei segni motori viene oggi universalmente effettuato
mediante la scala unificata del Parkinson (UPDRS), che è
stata valicata già da molti anni e che presenta un elevato
grado di affidabilità (6). E' in corso l'aggiornamento
di tale scala, che sarà disponibile tra breve. La UPDRS
consente di valutare in modo affidabile l'efficacia delle terapie
e la necessità di apportare correttivi terapeutici.
Il monitoraggio delle discinesie in fase on, che complicano la
terapia a lungo termine con farmaci antiparkinsoniani, rappresenta,
invece, un obiettivo non risolto in modo soddisfacente. Le scale
per le discinesie (sia soggettive che oggettive) non risolvono
in modo soddisfacente le esigenze di monitoraggio delle condizioni
obiettive e delle scelte terapeutiche di tipo sintomatico. Il
tentativo di assemblare una scala unificata per le discinesie
non ha portato finora a risultati soddisfacenti.
Un'inchiesta condotta negli Stati Uniti dalla Harris Poll, su
di un campione di oltre 200 pazienti con malattia di Parkinson,
ha riportato che i segni non motori della malattia (ad esempio,
il dolore e la perdita di energia) sono più invalidanti
dei caratteristici segni motori (quali il rallentamento del movimento
ed il tremore). E' stato anche osservato che i sintomi
riferiti spontaneamente dai pazienti al medico, in occasione
dei controlli periodici, non sono quelli per loro più
invalidanti. Ciò indica che i medici devono affinare il
modo di raccogliere l'anamnesi dai loro pazienti al fine di avere
un quadro completo delle condizioni cliniche. Non esistono attualmente
scale unificate per il monitoraggio dei sintomi non motori della
malattia di Parkinson; questo obiettivo sarà oggetto di
ricerca nel prossimo futuro.
Monitoraggio della progressione della malattia di Parkinson
La MP è comunemente distinta in tre periodi successivi.
Durante il periodo preclinico la malattia è già
in corso, ma non sono evidenti segni o sintomi. Si ritiene che
questo periodo duri alcuni anni. Nel periodo prodromico, che
dura alcuni mesi e fino a qualche anno, i sintomi clinici non
sono specifici e possono essere confusi con altri segni di malattia
(ad esempio, dolore artrosico). Nel periodo sintomatico sono
presenti i tipici segni parkinsoniani, che vengono di norma valutati
e monitorati. Il periodo sintomatico è a sua volta distinto
nella fase delle condizioni stabili (o "luna di miele"),
nella fase delle fluttuazioni lievi (in cui generalmente compaiono
soltanto fluttuazioni di tipo off), e nella fase delle fluttuazioni
complicate (caratterizzata da discinesie on e fluttuazioni off
che si mescolano in modo variabile). La distinzione tra queste
diverse fasi di progressione del periodo sintomatico corrisponde
a differenze significative nella gestione della malattia. Non
esistono scale cliniche unificate per monitorare la progressione
della malattia. A questo scopo è comunemente molto utilizzata
la scala di progressione di Hohn-Yahr (7), la cui versione modificata
è incorporata nella UPDRS. Gli studi recenti indicano,
inoltre, che la progressione del processo morboso (degenerazione
dei terminali nigrostriatali e deplezione dopaminergica) può
essere monitorata mediante esami PET o SPECT effettuati periodicamente
nel corso della malattia (8). La scala di Hoehn-Yahr ha un elevato
valore funzionale, e gli esami PET o SPECT offrono una finestra
importante sul processo neurobiologico sottostante; nessuna delle
due, però, offre un monitoraggio delle fasi del periodo
sintomatico descritte in precedenza.
Reference List
(1) Hughes AJ, Daniel SE, Kilford
L, Lees AJ. Accuracy of clinical diagnosis of idiopathic Parkinson's
disease: a clinico-pathological study of 100 cases. J Neurol
Neurosurg Psychiatry 1992; 55:181-184.
(2) Gelb DJ, Oliver E, Gilman S. Diagnostic criteria for Parkinson
disease. Arch Neurol 1999; 56:33-39.
(3) Litvan I, Agid Y, Calne D, Campbell G, Dubois B, Duvoisin
RC et al. Clinical research criteria for the diagnosis of progressive
supranuclear palsy (Steele-Richardson-Olszewski syndrome): report
of the NINDS-SPSP international workshop. Neurology 1996; 47:1-9.
(4) Gilman S, Low PA, Quinn N, Albanese A, Ben Shlomo Y, Fowler
CJ et al. Consensus statement on the diagnosis of multiple system
atrophy. J Neurol Sci 1999; 163:94-98.
(5) McKeith IG, Galasko D, Kosaka K, Perry EK, Dickson DW, Hansen
LA et al. Consensus guidelines for the clinical and pathologic
diagnosis of dementia with Lewy bodies (DLB): report of the consortium
on DLB international workshop. Neurology 1996;©ob 47:1113-1124.
(6) Fahn S, Elton RL, Members of the UPDRS Development Committee.
Unified Parkinson's disease rating scale. In: Fahn S, Marsden
CD, Calne D, Goldstein M, editors. Recent developments in Parkinson's
disease. Florham Park: Macmillan Healthcare Information, 1987:
153-163.
(7) Hoehn MM, Yahr MD. Parkinsonism: onset, progression, and
mortality. Neurology 1967; 17:427-442.
(8) Brooks DJ. PET and SPECT studies in Parkinson's disease.
Baillieres Clin Neurol 1997; 6:69-87. |