Importanti scoperte della ricerca nella tradizionale teoria dell’MRI.
Da: EPDAPLUS Estate 2010 - num. 14
(www.epda.eu.com)
This article has been provided with the kind permission of the European Parkinson’s Disease Association.
Questo articolo è pubblicato con il cortese permesso dell'EPDA (European Parkinsons's Disease Association).


Gli scienziati del Centro di Ricerca sull'MRI della University of British Columbia (UBC) stanno utilizzando la risonanza magnetica per immagini per individuare modifiche nel cervello affetto da Parkinson non rilevabili con altre tecniche di analisi convenzionali.
La teoria tradizionale suggerisce che il cervello affetto da Parkinson appaia normale nelle MRI, confinando pertanto l'uso diagnostico di queste analisi alla sola esclusione delle condizioni che possono simulare il Parkinson. Tuttavia, la nuova ricerca finanziata dalla Parkinson Society Canada suggerisce la possibilità di utilizzare questo strumento diagnostico per guidare meglio la chirurgia basata sulla stimolazione cerebrale profonda (SCP) e fornire nuovi modi di misurare il progresso del Parkinson nel cervello.
Il Dott. Alexander Rauscher (nella foto), ricercatore responsabile del progetto presso la UBC, ha sviluppato e convalidato una nuova tecnica che consente di ottenere immagini migliori e più nitide del cervello e delle vene rispetto a quelle ottenute con l'MRI tradizionale. Il ricercatore si augura che questa nuova tecnica - definita immagini pesate in suscettibilità (SWI) con sequenze multieco - possa portare a una diagnosi precoce del Parkinson. Secondo il Dott. Rauscher, questa tecnica potrebbe trovare largo impiego soprattutto nella diagnosi di altre patologie neurologiche.
Inoltre, l'analisi diretta e affidabile del nucleo subtalamico con la tecnica di Rauscher potrebbe eliminare una fase procedurale della chirurgia DBS, riducendo notevolmente i tempi dell'intervento che normalmente richiede dalle sei alle otto ore.
Intanto, nella ricerca complementare, anche il Dott. Martin McKeown, collega di Rauscher, sta utilizzando la MRI tradizionale (eseguita contemporaneamente alla SWI) e nuovi metodi di analisi per individuare modifiche nella forma delle strutture cerebrali nei parkinsoniani. Queste immagini vengono quindi esaminate per capire se le modifiche morfologiche sono correlate a sintomi specifici del Parkinson e alla gravità della malattia.
"Se riuscissimo a individuare i soggetti a rischio di sviluppare sintomi specifici, potremmo migliorare la nostra capacità di offrire trattamenti più efficaci ed effettivi" spiega McKeown.

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